Bruno Pari è nato il 23 agosto del 1907 a Piadena, dove risiedevano il padre Luigi e la madre Elisabetta Bolzoni, che svolgeva attività di ufficiale di Posta. Per alcuni anni Bruno vive presso lo zio Attilio Bolzoni, veterinario di Varese, insieme al fratello Mario. Consegue la maturita classica con la media del ‘nove’ al liceo Manin di Cremona dove è allievo prediletto del professor Diego Valeri, il poeta, allora insegnante di italiano e latino. Si iscrive nel 1926 alla facoltà di Medicina presso l’Università di Pavia dove, nel 1931 raggiunge la laurea in Medicina e Chirurgia. Avrebbe potuto (e forse voluto) intraprendere la carriera nel campo della ricerca al seguito del professor Vercesi (ostetricia). Ma la condizione economica familiare non glielo consente. Così, Bruno come medico, Mario come geometra, cominciano presto a lavorare.
Bruno Pari in divisa
L’anno dopo, nel 1932, Bruno Pari supera l’esame di Stato all’Università degli Studi di Modena ed inizia la sua attività iscrivendosi al Sindacato Medico Fascista di Mantova. Giunge la prima volta ad Ostiano il 14 aprile del 1932, assumendo le funzioni di medico interino della condotta del paese dove rimase, sempre stimato e benvoluto, fin quando viene chiamato a compiere il servizio militare. Dopo il congedo, nel 1934 riesce ad iscriversi all’Ordine dei Medici della provincia di Cremona: numero 147. Il 4 marzo 1935 Bruno Pari sposa Angela Brignani a Fontanella Grazioli (frazione di Casalromano). Presta poi servizio come medico in vari comuni della provincia di Cremona: Cella Dati, Vescovato, Gabbioneta Binanuova, Gadesco Pieve Delmona, Trescore Cremasco, Cremosano e Capralba. Il 1936 è un anno importante: nasce la primogenita, Bruna. È il 12 luglio. Dieci giorni dopo, il 22 luglio, Bruno Pari lascia Piadena e si trasferisce a Gadesco Pieve Delmona.
L’anno dopo, il 31 agosto 1937, arriva anche il secondo figlio: Nello, che intraprenderà la carriera del padre e, in particolare, sarà medico a Spinadesco, a Grontardo e Scandolara Ripa d’Oglio sino alla fine del 2002. Ma ritorniamo a Bruno Pari. Il 1938 segna una svolta fondamentale: il 19 settembre Pari diventa titolare della condotta consorziale Ostiano 2° – Volongo, che regge ininterrottamente, sino alla morte. Va detto che ad Ostiano esercita anche il dottor Vacchelli. Per un certo periodo, però, è solo Bruno Pari a prestare servizio. La guerra segna inevitabilmente la vita anche del dottor Pari. Tra gli altri, sono due gli episodi particolari che vedono Pari protagonista. Il primo, nel settembre del 1943 quando assiste sino alla guarigione due clandestini sudafricani nascosti nel casolare di Dosolina Turra a Calvisano, in provincia di Brescia. Era stato chiamato a questo intervento dal fratello Mario, diventato farmacista del paese. Il secondo, il 24 aprile del 1945 quando soccorre i feriti all’ultima battaglia della guerra. La fine del conflitto mondiale gli regala comunque una bella soddisfazione: il 15 luglio 1945 ottiene la seconda laurea all’Università di Pavia: in Ostetricia-Ginecologia.
Bruno Pari in mezzo alla sua gente
È il 1948 quando la famiglia si allarga: arrivano i due gemelli, Nunzia e Luigi. Ostiano, intanto, è ormai il suo paese di adozione. Tutti gli vogliono bene. Nel 1959 si sposa il figlio Nello che continuerà a vivere con lui al Castello (quello dei Gonzaga, vicino alla scuola di Ostiano). Nel 1960 è coinvolto in un incidente stradale: si schianta contro un carro agricolo. Nel 1968 si trasferisce in via Beisolchi, sempre a Ostiano. Nel luglio del 1968 viene colpito da un attacco di paresi, dovuto sicuramente al carico di lavoro, ma nell’ottobre dello stesso anno riprende l’attività con il solito temperamento. Nell’agosto del 1969, però, accusa una grave ricaduta. Venerdì 2 gennaio del 1970: Bruno Pari muore presso l’ospedale di Cremona per un ictus cerebrale. Tre giorni dopo, il 5 gennaio, tutto il paese gli rende l’estremo saluto. Il funerale viene celebrato da don Mario Chittolina, suo grande amico in vita. La stessa sera, amici e conoscenti si riuniscono in canonica, ad Ostiano, e insieme decidono di costituire una Fondazione e raccogliere fondi da destinare come borsa di studio agli studenti in memoria di Bruno Pari.
Il saluto di Don Mario Chittolina
Bruno Pari fu grande amico di don Mario Chittolina, parroco di Ostiano. Un sacerdote, un uomo al quale tutta la comunità ostianese è ancora molto legata. Il Gruppo Impegno “Bartolomeo Manfredi” di Ostiano ha dedicato un libro a don Mario, pubblicato nel 1992.
Don Chitolina
Il titolo è “Don Mario Chittolina – Uomo e profeta”. Nella prefazione si legge:”chi ha avuto la “fortuna” di viverti accanto per alcuni anni, condividendo la stessa tavola sempre lunga abbastanza perché anche altri potessero trovare un posto, condividendo la stessa casa sempre aperta a chiunque avesse bisogno di una parola o di un letto per riposare; chi ha avuto questa “grazia” sa di possedere un tesoro che non può essere contrabbandato con altri beni”. Don Mario Chittolina celebrò i funerali di Bruno Pari il 5 gennaio 1970 e all’amico, medico del paese, dedicò una lunga, toccante omelia.
Siamo qui raccolti attorno alla salma del nostro dottor Pari, che questa volta ci lascia davvero. E noi siamo sgomenti: sentiamo il distacco come di un membro caro della nostra famiglia. Vi si adatta questo luogo che è chiamato “casa di Dio” e quindi casa di tutti, casa della comunità. È questo luogo, è la nostra presenza che segnala in modo evidente l’appartenenza del nostro dottor Bruno alla comunità ostianese, alla famiglia parrocchiale.
Non sono necessarie tante parole per convincere che il dottore, oltreché alla sua famiglia, apparteneva in modo del tutto particolare alla nostra comunità. Vi si adatta questo luogo per stringerci tutti insieme attorno a lui per accompagnarlo con la nostra preghiera di suffragio – per esprimergli la nostra doverosa e pur spontanea riconoscenza – e per trarre dalla sua vita quegli stimoli che ci aiutino a vivere meglio la nostra. Non è mia competenza di prete illustrarvi le sue doti d’intelligenza, le sue capacità professionali che lo avrebbero portato – lui volendo – alla celebrità. È invece mia competenza richiamare, sia pur brevemente, e inadeguatamente, l’aspetto caritativo della sua vita, perché il suo esempio sia di valido stimolo a noi – che ne abbiamo tanto bisogno – a vivere meno egoisticamente. Del resto, lo abbiamo conosciuto tutti così bene, che delle vere novità non ci possono venire rivelate. Anzi penso che ognuno di noi ritenga nella sua memoria un buon numero di casi, di circostanze, di fatti che dicono più d’ogni altro panegirico, l’animo del dottor Pari.
Una foto di Bruno Pari
Cominciando da me, per esempio, quelle poche volte che ne ebbi bisogno, non ebbi neanche la possibilità di dirgli grazie. Se è del mio predecessore don Portioli, mi si dice che in quella notte in cui in Chiesa si faceva la veglia alla sua salma, si notava un uomo che – testa tra le mani – seduto là, vicino al pulpito, ha passato tutte le lunghe ore di quella notte.
Non è fare retorica definirlo missionario della sua professione: uno spirito di sacrificio a tutta prova, un disinteresse quasi proverbiale, l’amore per il prossimo, in particolare per i meno abbienti non sono frasi retoriche. Sapete dire in quante delle vostre case è entrato non solo rifiutando un compenso, ma pur portando medicinali, denaro e anche cibo, specialmente durante e dopo la guerra? Sapete dire quante volte ha dato lui stesso il suo sangue per trasfusioni urgenti ai suoi pazienti? Nessuno lo sa quante volte, perché era spontaneo il suo dare e non certo per farsene un vanto. E il suo amore per i bambini? Quanti fatti commoventi si potrebbero citare. Era una bambina di Fiesse ormai destinata a morte sicura. I genitori disperati ricorrono al dottor Pari. Va a visitarla di notte, ne capisce la gravità e l’urgenza di darle sangue, e le da immediatamente il suo. Le visite notturne e le trasfusioni si moltiplicarono fino a quando la bimba è fuori pericolo. Rifiuterà qualsiasi compenso perché quella non era zona di sua condotta. Ancora da fuori condotta: una mamma deve partorire. Il caso è disperato. Si chiama urgentemente il dottor Pari specialista in ginecologia. Il parto difficile avviene. La madre è salva, ma il piccolo nasce già morto. Il dottore non si arrende. Gli pratica immediatamente per lungo tempo la respirazione artificiale bocca a bocca – fatto che per altri sarebbe stato eroico in tale circostanza. Quando il dottore deve arrendersi all’evidenza di quel piccolo essere che resta inanimato, voi l’avreste visto accasciarsi a terra, ridosso alla parete della stanza e piangere a dirotto perché quell’esserino rimaneva senza vita.
Lo stesso parlarne mi sembra offendere la sua semplicità e spontaneità che lo ha sempre contraddistinto in tutto il periodo di servizio che ha reso alla nostra comunità. Immagino, che, se potesse in questo momento, salterebbe su con una di quelle sue battute scherzose per invitarmi a smettere e passare ad altro. Ma, caro dottore, non è certo per contraddire a questa tua naturalezza e spontaneità che ti rendeva schivo d’ogni pubblicità, che ora ti ricordiamo così. È perché io che sono prete, e predico così spesso l’amore fraterno, la carità ai poveri, lo spirito di servizio, la necessità di considerare la propria vita come una missione di bene, io sono ben lontano da una pratica di vita come la tua, che insegna non con la parola facile, ma con i fatti sempre meno facili. E come me, penso che tutti abbiano bisogno di attingere da questa vita, non più sfruttando una scienza medica, ma per mettere in evidenza i veri valori della vita, quelli che formano la sostanza della vita cristiana, che è vivere per far del bene, per esserci utili, per aiutarci a vicenda, per avere, insomma quella generosità che la sua vita ci insegna. Sono a conoscenza di un’iniziativa che si vuole attuare: costituire un Comitato per arrivare alla fondazione di una borsa di studio alla memoria del dottor Pari e che sia di vantaggio a studenti di Ostiano. Sono certo della approvazione e della larga partecipazione di tutta la nostra comunità. Ma forse l’omaggio più bello che gli possiamo rendere è ricordarlo con amore e cercare di trasfondere nella nostra vita il suo spirito di sacrificio nel servizio agli altri. Mi sembrerebbe fargli torto se non accennassi anche agli aspetti negativi della sua vita. Ne aveva dei difetti? Certamente, come del resto, ne abbiamo tutti. Il suo modo spiccio e sbrigativo, a volte anche con i malati, le sue impennate improvvise, le sue sfuriate non sono un segreto per nessuno. Tuttavia mi pare doveroso vederle inquadrate in quella vita così dinamica, così continuamente sotto pressione e direi proprio, così tribolata. Sarebbe ingiusto fermarsi a quei momenti per giudicare una persona. Sarebbe ingiusto non rilevare dietro quella scorza talvolta ruvida, una delicatezza d’animo, direi una finezza che si manifestava in mille particolari, spesso anche dietro la stessa sfuriata. Del resto il giudizio non spetta a noi. Spetta a quel Dio cui ci rivolgiamo con animo di figli per pregarlo per un fratello che ci ha fatto del bene. Affinché Dio sia misericordioso non solo nel perdonare i peccati, noi lo preghiamo, ma perché dia il premio a chi ha riempito la propria vita di opere di misericordia. Per questo, riprendendo la nostra preghiera di suffragio, ascolteremo la parola di Cristo che ci avverte su quale punto anche noi saremo giudicati. Proseguendo poi nel sacrificio della Messa, all’offerta che faremo di Cristo sacrificato per noi, aggiungeremo l’offerta di questo nostro fratello che possiamo ben considerare anche lui sacrificato per noi. La Messa sarà completa se insieme a Cristo e al nostro fratello, avremo il coraggio di offrire la nostra vita, affinché anche nostra diventi un’offerta a Dio Padre nella donazione di noi al servizio e al bene dei nostri fratelli.